Nove sono le collezioni realizzate dagli studenti del Corso di Fashion Design dell’Accademia di Belle Arti di Brera incitati nei loro concept a mostrare la loro individualità, le loro doti creative e pratiche nel realizzare ed esprimere le proprie idee.
Le collezioni mostrano tutte quelle tematiche di attualità con le quali la nuova generazione si confronta ogni giorno: uscire dal giudizio di una società che troppo spesso chiede una perfezione idealizzata che viene qui annullata per una ricerca più intima di cosa sia l’identità e perché sia così importante, non soffermandosi sulla mera apparenza delle cose. E ancora, l’oblio inteso come assoluta mancanza di informazioni che si contrappone alla memoria e al gioco. Infine, la voglia di tornare a viaggiare e creare nuovamente quei legami che danno vita ad un nuovo gusto, quello della fluidità di genere.

Brera Fashion School
Sapere è immaginare. Questo è lo statement del corso di Fashion Design dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Il confronto quotidiano con l’Arte e la Bellezza insegna ad andare oltre l’oggetto.
L’interpretazione personale che diamo con le nostre azioni a quel modo fatto di colore, forma, materia diventa un tutt’uno col nostro corpo. Impariamo che non solo il bello appaga la nostra sete di armonia, ma al contempo riconosciamo in lui un altro e ben più alto valore che parla di etica, di voler bene, di apertura e compassione. Il nostro lavoro o semplice attività creativa, ha un’enorme importanza perché parla della nostra felicità, della nostra visione di un futuro, di una vita migliore, vita in cui colore, forma e materia acquistano un senso.
Brera Collection
Un viaggio, una visione, dentro e fuori di noi che parla di “Eyes on me”, sguardi ed attenzione a gesti e modi non usuali, stranieri per chi è pronto a rompere col passato.
Un percorso fatto anche di memoria, ricordi di paesi lontani come il Brasile, l’anno di riferimento il “99” titola la collezione, con immagini, glitch e klecksografie. La modernità nasce dal contrasto, tecnico-naturale, memoria –oblio, parti mancanti di un abito come cancellati dalla nostra mente, “Ricordati di me”. La consapevolezza quindi di cercare la nostra identità ed il suo valore, in “Identity loss” al di là del mercato e delle sue necessità. Un’identità fluida, in “The Anglesey’s legacy”, eredità dell’ indagine tra Cyril Paget e Leigh Bowery, come in un’interazione in “Sinapsi” che genera un pensiero di ibridazione tra generi.
Una modificazione metamorfica in “Anomalia”, disarmonie e alterazioni che personalizzano le nostre scelte estetiche. Linguaggi opposti in “Nomadi contemporanei, different pulses”, che si uniscono per crearne uno nuovo. “Incontri tra mondi diversi”, dai grandi spazi alle miniere dove un nodo speciale trasforma una tuta da lavoro in abito urbano.
Domenico Dicorato
“Eyes on me” nasce da uno studio approfondito della mia personalità. Un ragazzo pugliese che arriva nella grande Milano perchè non ha più voglia di essere giudicato dalla società. Perché la società ti guarda, ti giudica e attraverso gli sguardi ti ferisce, lasciandoti squarci sulla corazza che avevi creato.

Di Serio Cristian
” La collezione prende ispirazione dall’uniforme da lavoro dei minatori. Il dettaglio caratterizzante dell’intera collezione è il nodo del loro foulard, che viene inserito all’interno dei capi trasformando così la divisa da lavoro in capi dallo stile urbano.”

Leonardo D’Anzi
La collezione nasce dalla voglia di ritornare a viaggiare dopo questo periodo di mobilità forzata; di ritornare a conoscere, stupirsi e contaminarsi. Un viaggio che va dal deserto alla città il cui obiettivo è far nascere un nuovo linguaggio.

Giulia Greci
Il progetto Identity Loss nasce da una riflessione sul consumismo generato dalla macchina e su come il fare moda sia stato influenzato dal processo di meccanizzazione, che ha spostato sempre più il focus della moda dal raccontare l’identità del designer al ricercare il maggior profitto possibile. Identity Loss vuole quindi andare alla ricerca di un mondo della moda quasi utopico della moda in cui il mercato è messo da parte. La collezione invita ad una riflessione su che cos’è l’identità e perché è così importante.

Antonio Corposanto
Anomalia nasce dall’idea di alternazione, deformità, distorsione del corpo. Minidress, giacche strutturate e tute dall’effetto ingombrante, manipolazioni di tessuto in velluto invadono i campi vitali di maniche e stampe dalle grafiche forti a caleidoscopio interagiscono con velluti dai colori tenui. La ricerca spasmodica di una perfezione idealizzata si annulla. Sono le disarmonie, le piccole imperfezioni che danno la via di accesso all’intimità di ognuno, esorcizzate ed esaltate.

David Lucenti
Il tema che ho scelto per la mia collezione di quest’anno, sono i costrutti sociali nell’abbigliamento, visti attraverso le storie due figure: Henry Cyril Paget, V marchese di Anglesey e l’artista australiano Leigh Bovery. Essi incarnano perfettamente la mia convinzione che i vestiti non hanno genere e che non ci dobbiamo soffermare alla mera apparenza delle cose.

Fabrizo Bennici
La collezione pone le basi sul concetto di sinapsi, una struttura che consente una comunicazione di cellule del tessuto nervoso tra loro, per arrivare ad una connessione, un legame, tra i due generi affermando un nuovo gusto: quello della fluidità di genere.

Jessica Nicodemo
99 è una collezione donna ispirata alla memoria e al gioco; nasce da una serie di fotografie scattate in Brasile in quell’anno. Elementi ricorrenti nella collezione è il glitch ossia l’errore digitale e le klecksografie.

Linda Grasso
Il nome della mia collezione è “Ricordati di me”; il concept è l’oblio. L’oblio è l’assoluta dimenticanza delle informazioni e questo viene tradotto nel mio progetto con la rimozione di una parte del capo. Tessuti tecnici vengono accostati al panno lana come i colori freddi ai colori caldi.
